Justo y Sustentable Italia: Violenza di genere

viernes, 20 de enero de 2012

Violenza di genere

ROMA - "No, non sono scivolata nella doccia". È la frase che potrebbe dire ognuna delle milioni di donne vittime di violenza in Italia. È anche l'evocativo titolo di un interessante volumetto presentato presso l'altro giorno nell'Aula Magna dell'ospedale San Camillo, frutto dell'esperienza di due anni di lavoro di "Sportello Donna H24" all'interno del Pronto Soccorso dell'ospedale romano.

Italiani violenti. Ogni tre giorni in Italia una donna viene uccisa per mano del proprio partner. Il femmicidio, nel nostro Paese, è ormai in crescita costante: se nel 2005 morivano 84 donne per mano violenta e motivi esclusivamente legati a misoginia e sessismo, nel 2010 si è raggiunto il numero di 127 persone (Fonti: Casa delle Donne 1 per non subire violenza). Si attendono con preoccupazione le statistiche dell'anno appena trascorso. Secondo l'ISTAT, poi, una donna su quattro subisce violenza estrema nell'arco della vita.

Un fenomeno drammatico e ampio. Che trova il suo terreno ideale di coltura nel silenzio omertoso di chi sa, ma tace, e di chi, terrorizzato, subisce cucendosi la bocca e il cuore. Non è facile per una donna, vittima di violenza, ammettere la propria drammatica situazione e trovare il coraggio di denunciarla. Tanto meno iniziare un processo di riabilitazione e liberazione. A Roma, Be Free 2, una ONLUS da anni radicata nel campo del contrasto
alla violenza di genere, ha ideato un metodo semplice quanto geniale per sostenere donne vittime di abusi e aiutarle a scegliere di spezzare un circolo drammaticamente vizioso.

Paura di rivlgersi al Centro. "I Centri anti-violenza sono l'ultima risorsa per una donna vessata - spiega Oria Gàrgano, presidentessa di Be Free - e lavorano in genere molto bene. Il problema è che la donna deve "decidere"di andarci. E questo è tutt'altro che scontato". Due anni fa, Be Free ha scelto di far nascere il suo Sportello Donna H24, proprio dove va la donna dopo un episodio di violenza e di tenerlo sempre aperto. "Abbiamo deciso di collocarci dentro il Pronto Soccorso più grande d'Italia, quello del San Camillo, appunto, e di rimanere aperti 24 ore su 24, 365 giorni all'anno".

I primi due anni di lavoro. In due anni di lavoro, il servizio è riuscito a prendersi cura di oltre settecento donne e di sostenerle nel loro processo di affrancamento dai propri aguzzini, oltre che di cura delle lesioni. Un successo enorme che ha molteplici motivi. La donna che giunge al servizio di emergenza dell'ospedale a seguito di un abuso, trova immediatamente a sua disposizione, oltre che personale sanitario, operatrici di Be Free in ogni momento del giorno e dell'anno. La presa in cura di una struttura pubblica così importante come quella dell'ospedale, così come la perizia del personale Be Free, tutto rigidamente al femminile secondo un principio di "donna ascolta donna", la fa sentire al sicuro, compresa. L'inizio di un processo di ammissione e successiva liberazione, a quel punto, è molto più probabile.

Profili complessi. Difficile tracciare un profilo di chi agisce così come di chi subisce violenza. Il fenomeno non conosce limiti e attraversa linearmente tutta la società. Dai dati raccolti dallo sportello in 24 mesi di lavoro a Roma, risulta che il 58% delle donne sono sposate o conviventi mentre il 13%, divorziata o separata. Parlando di età, poi, si scopre che dopo aver picchiato e brutalizzato in maggioranza (26%) donne tra i 29 e i 38 anni, il carnefice non si fa scrupoli a rivolgersi a minori (2 % ) e anche a donne anziane o estremamente anziane (5%). Ci sono poi impiegate (13%), colf (10%), badanti (6) così come pensionate (9%) e studentesse (6%). Questo popolo femminile sofferente è molto italiano, il 58%, seguito dal 15 di donne europee dell'est. Interessante lo spaccato maschile. La stragrande maggioranza dei violenti sono italianissimi (54,5%), l'8% è operaio, il 6 impiegato, il 4 disoccupato. Mentre nel 46% dei casi, la professione non viene segnalata

Odi et amo. Mariti, compagni, amanti, fidanzati e parenti. Ecco chi maltratta le donne nel 61% dei casi. E lo fa attraverso violenza privata - quasi sempre ripetutamente - (89%), con reiterate minacce (91%), per mezzo di violenza economica (45%), molestando sessualmente (23%) o stuprando (16%), segregando o sequestrando (18%) e combinando due o più "tecniche".

Be Free e San Camillo.  Questa esperienza ora rischia di finire in archivio. Da ottobre, scaduta la convenzione con l'ospedale, le operatrici, legate alle tante donne che si rivolgono allo sportello in costante ascesa, continuano a prestare servizio, ma senza percepire salario. "Per noi è un centro fondamentale - rassicura il Professor Morrone, Direttore Generale del San Camillo - che funziona molto bene proprio perché si trova in questo ospedale. Può contare su una rete molto specializzata dei nostri medici, infermieri, psicologi, del Pronto Soccorso e non solo. È una sinergia molto efficiente. Ho chiesto che Be Free presenti progetti per continuare a viaggiare insieme".
  pubblicato da "La Repubblica"

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